Sono sette anni che ho un blog “Mamme nel deserto” che oltre ad essere una occasione per raccontare la mia vita all’estero è diventato anche un riferimento per tutti quelli che decidono di trasferirsi in Kuwait e nel Middle Est in generale.
Ho ricevuto mille domande, quesiti, aiuti e richieste di consigli.
Con il tempo mi sono resa conto che non tutti si rendevano conto del paese in cui andavano a vivere.
Io stessa, quando a mio marito fu fatta l’offerta, cercai poche informazioni.
Giusto sul sistema sanitario, sulle scuole e poco altro.
Con il senno di poi penso di essere stata un po’ superficiale.
Ma essendo una inguaribile ottimista e, soprattutto, una persona fortemente determinata, ho sempre pensato che tutto si poteva risolvere e se così non fosse stato saremmo tornati indietro.
Inoltre, non eravamo proprio degli sprovveduti.
Partivamo con un buon lavoro.
Non andavamo a cercare fortuna.
Ora continuo a ricevere richieste.
Quesiti.
E, se con gli anni ho imparato a riconoscere sin dalle prime righe chi poteva adattarsi a una vita così diversa, e quindi spesso fornivo solo una piccola spinta per vivere quella che è un’avventura stimolante, ora sono molto meno propensa a darlo quell’incoraggiamento e tiro un po’ il freno a mano.
Personalmente, dopo questa esperienza così complicata, quando mi scrivono per sapere com’è la vita in Kuwait, non mi sento più di dare consigli.
Non sono convinta che in futuro sarà come io l’ho vissuto.
Non nell’immediato perlomeno. Se prima bastava valutare lo stipendio, il sistema sanitario di emergenza e le scuole, ora consiglio a tutti di cercare qualche (r)assicurazione in più.
Ma allo stato attuale è un consiglio che darei a tutti quelli che decidono di espatriare e cercano informazioni sul paese che li ospiterà.
L’espatrio dopo il Covid-19 non sarà più lo stesso.
Sicuramente consiglierei di vedere come il paese ha reagito di fronte a questa pandemia.
Che tipo di misure sono state adottate non solo per contenere il virus, perché quello noi possiamo “valutarlo” fino a un certo punto, ma soprattutto quali misure sono state adottate verso gli expat durante la pandemia.
Se il paese ha fatto differenza tra cittadini ed expat.
Perché molti paesi hanno chiuso i loro confini.
In diversi hanno fatto differenze tra cittadini ed expat.
Nel senso che ai primi il rientro nel loro paese è stato assicurato e ai secondi il rientro nel paese d’adozione no.
Tra quelli poi che hanno chiuso i confini e hanno fatto le differenze, ho notato che alcuni stati hanno avvisato che stavano per chiudere e questo non è stato poco.
Altra cosa che ci si dovrebbe chiedere, nel valutare il paese in cui trasferirsi, è se il sistema sanitario è stato accessibile a tutti.
Se tutti sono stati curati e ricoverati negli stessi ospedali. O se sono state fatte differenze.
Un aspetto importante da valutare inoltre è anche quello scolastico.
Bisogna vedere se durante la pandemia sono state prese tutte le misure per assicurare ai più piccoli la continuazione del percorso scolastico.
E lo dico non tanto per constatare la qualità degli studi, quanto per capire se lo stato in questione tenga ai più piccolini.
Vi faccio un esempio. Kuwait ha deciso di chiudere la scuola sin da subito.
Il progetto era che gli under 12 sarebbero tornati ad agosto e quelli più piccoli ad ottobre terminando l’anno a dicembre.
Le scuole private hanno lottato non poco a far riconoscere l’opzione e-learning e non far perdere l’anno.
E’ stata una dura battaglia che ha tenuto noi genitori in ansia.
Le scuole pubbliche sono rimaste chiuse e i bambini non hanno avuto alcun supporto.
Così come sappiamo che molti Stati nella Fase due hanno incluso tra le riaperture previste anche le scuole.
Basta pensare Svizzera, New Zealand, Germania.
Mentre in molti Stati la questione scuola non è stata ancora affrontata anche in fase due.
Un’altra cosa che consiglio è di valutare la solidità della società che ha fatto la proposta di lavoro.
Questa esperienza mi ha insegnato che può fare una grandissima differenza avere un certo tipo di società alle spalle.
Sia in termini di assistenza se vi troverete in una situazione di disagio (pagamento affitto, contatto diretto con le autorità, assicurazione sul mantenimento del lavoro, test sierologici), sia nei piani di evacuazione quando la situazione è diventata pericolosa.
Diciamo che i contratti local sono meno “protettivi” di contratti con aziende estere.
Infine, ma non per questo meno importante, inviterei tutti a considerare soprattutto che volare sarà un po’ più complicato, sicuramente costoso e che potremmo trovarci nella situazione di diventare “prigionieri” dello stato dove vivremo in quel momento.
Soprattutto se l’unico modo per andare via è l’aereo.
Mi auguro che questa pandemia sarà l’unica con cui avremo a che fare per molto, molto tempo.
Ma l’esperienza vissuta è uno strumento validissimo per capire davvero il paese in cui sceglieremo di vivere.
Per essere un po’ più consapevoli del nostro status di espatriato.
Soprattutto se si è alla prima esperienza.
Ritengo che non basti più sapere che devi essere sposata per vivere con il tuo compagno qui in Kuwait, oppure che la settimana inizia di domenica e che il culto dominante è un altro o che non si trova cibo italiano di qualità.
Io l’ho sempre pensato che il “beata a te che vivi all’estero” era davvero ridicolo, ma ora ne sono ancora più consapevole.
Con la scelta di espatriare intraprendiamo sicuramente una vita più stimolante, ma non certo priva di rischi e incertezze. Possiamo frequentare tutti i corsi di resilienza che vogliamo, ma non riusciranno mai a prepararci o farci immaginare tutti gli scenari possibili.
Dal mio punto di vista l’espatrio dopo il Covid-19 non sarà più lo stesso e, probabilmente, un certo mondo globalizzato non esisterà più.
Non nel breve.
Io la penso così. E voi?
Mimma, Kuwait
Tutto vero, ma quando tu sei andata in Kuwait, difficile, anzi difficilissimo, meglio impossibile prevedere un Covid, una pandemia globale. Se si è previdenti, si parte da situazioni note. Come avete fatto voi.
Ciao. Auguri per tutto, a noi, a voi, a tutti!
ciao, grazie dello spunto di riflessione. nell’articolo però non ci dici se tu sei contenta di come è stata affrontata la cosa in Kuwait o meno. raccontaci.
Ciao.
Spunti di riflessioni molto utili e interessanti, grazie.
Noi, guardando a come è stata gestista la pandemia in Italia e all’estero, stiamo seriamente pensando all’espatrio in Svizzera. Non so, pero’, se abbiano fatto differenze sanitarie tra cittadini e expat e so per certo che l’Italia non ha consentito ancora al rientro degli italiani residenti all’estero mentre gli svizzeri hanno sempre potuto rientrare nel loro Paese. Non è poco.
Voi, ancora nel limbo? Vi penso spesso e parlo di voi agli amici perchè non concepisco che vi abbiano lasciati cosi’, ne’ in Italia nè in Kuwait.